Canali, il canestro piu’ bello. E’ campionessa d’Europa

PESARO. «Decisivi prontezza di sguardi e di riflessi. Cerchiamo sponsor: chi ci aiuta?» Sara Canali è reduce dal più bel canestro della sua carriera, ma come ogni playmaker che si rispetti pensa subito al prossimo assist: «Spero di essere esempio per altri: la sordità non è una barriera insormontabile». Lo insegna la storia della 23enne di Gandino, neocampionessa d’Europa di basket con la formazione femminile dell’Asd sordi Pesaro. Sul parquet di Verona, Sara e le sue compagne (allenate dalla coach Sara Braida) hanno scritto una pagina senza precedenti. Quello ottenuto superando in finale le ucraine dell’Inva Sport (70-60, dopo aver battuto in semifinale le polacche del Lodz) è stato il primo successo di una squadra italiana nella storia della manifestazione. «Frutto di un lavoro partito da lontano – aggiunge Sara, nella via di tutti i giorni studentessa universitaria in informatica per la comunicazione digitale -. Il blocco è quello della Nazionale partita quasi da zero nel 2011, e che era stata di bronzo sia agli Europei 2016, sia ai Deaflympics dell’anno successivo». Quella tra lei e la palla a spicchi è invece una storia iniziata quando aveva 7 anni, seguendo le orme del fratello maggiore Luca, anche lui non udente. Passione forte e a 360°, tanto è vero che durante la stagione alterna l’attività agonistica con quella di arbitro in serie C Silver al maschile: «In quel ruolo alleno occhio e la sicurezza nelle decisioni – aggiunge la diretta interessata (seguita in ogni trasferta dai suoi genitori, i primi tifosi) -. Anche se è in campo dove mi diverto di più». Già, sotto canestro. Da regolamento lei e le compagne giocano senza protesi acustiche. Battere il silenzio si può, allenando prontezza di sguardi e di riflessi: «Fondamentali per capire in anticipo come attuare gli schemi giusti o evitare blocchi». Il basket l’ha aiutata anche nella vita di tutti i giorni, dove sta riuscendo a prendersi delle belle rivincite: «Capita che la gente non si accorga che porto delle protesi uditive – aggiunge la diretta interessata (che veste la casacca numero 5 nel club e la 14 in azzurro) – . Ora che sono adulta me ne frego di chi pensa che la sordità renda diversi». All’insegna della tradizione è stata invece l’ultima trasferta, in cui come il resto delle compagne si è dovuta autotassare per scendere in campo: «Questo è un tasto dolente, perché in Italia esistono sport di serie A e di serie B: sarebbe bello che ci aiutasse qualche sponsor». Chissà non capiti già nel 2019, anno che la vedrà in campo in azzurro ai Campionati mondiali di Lubino (in Polonia), passando per una data importante come quella del 1° giugno: «Il giorno del mio matrimonio con Paolo, con cui convivo da due anni: anche lui è un fanatico di basket». Entrambi colgono l’occasione per lanciare un appello: «Se ci fossero ragazzi non udenti interessati a praticare questo sport non esitino a contattarci, regala emozioni bellissime». Già, può capitare di tutto: pure di diventare campioni d’Europa.

Fonte: L’Eco di Bergamo del 03-01-2019