Airbnb, il manager che vuol far sentire a casa i disabili: “Viaggiare è un diritto di tutti”

Parla Srin Madipalli, ex avvocato e fondatore di Accomable, piattaforma per strutture accessibili appena comprata dal colosso californiano di home sharing. Ora al vertice delle politiche per la disabilità: “Svilupperemo ogni strategia, contro ogni discriminazione”.

AIRBNB, la piattaforma che sta rivoluzionando il modo di viaggiare, ha affrontato negli ultimi anni diverse e complicate accuse di discriminazione. Negli Stati Uniti, e non solo gli host, i proprietari di case e camere, hanno negato l’affitto a persone appartenenti a minoranze razziali, a omosessuali e a disabili. Un paio di studi hanno confermato il fenomeno. Sui primi due fronti le reazioni del gruppo guidato da Brian Chesky sono state durissime grazie all’approvazione un anno fa di nuove regole secondo cui gli eventuali dinieghi dovranno essere coerenti e slegati da qualsiasi pregiudizio. Sul lato della disabilità, invece, non tutto appare risolto.

Adesso, con l’acquisizione di una piattaforma dedicata a questi viaggiatori “speciali” e sull’onda della storia personale del 31enne ex avvocato britannico di origini indiane Srin Madipalli, affetto da atrofia muscolare spinale e nominato al vertice delle politiche per la disabilità, il gigante dell’home sharing torna a fare i conti con le sue mancanze.

Disabili e turismo, i numeri e le app

I NUMERI.
La Giornata mondiale delle persone con disabilità che si celebra il 3 dicembre punta proprio a sostenere la piena inclusione in ogni ambito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza. Eppure, perfino in ambiti che dovrebbero essere di svago, non è ancora così: sempre rimanendo ad Airbnb, lo scorso giugno un’indagine della Rutgers University aveva infatti provato come non solo ospiti con nomi afroamericani o stranieri ma anche le persone con disabilità, magari in sedia a rotelle, abbiano maggiori difficoltà a vedersi accettare una prenotazione per la propria vacanza. Lo studio racconta che mentre gli utenti che non hanno rivelato la loro condizione hanno ricevuto un’approvazione da un host nel 74,5% dei casi su Airbnb per soggiornare occorre attendere l’ok del proprietario – quelli che invece hanno immediatamente spiegato la propria situazione legata a una qualche patologia hanno ricevuto un sonoro “niet”. Solo per fare un paio di esempi, nel caso di nanismo il tasso di approvazione è sceso al 60,9%, in quello di persone non vedenti addirittura al 49,7%.

LA STORIA.
Per questo la piattaforma fondata da Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk è tornata al lavoro lanciando nuovi strumenti per consentire alle persone disabili di informarsi meglio, grazie a modifiche grafiche sul sito e a una squadra dedicata di ingegneri. L’obiettivo è soprattutto spiegare meglio in che situazione ci si ritroverà e aumentare il numero di annunci destinati anche ai disabili. La palla è ora in mano proprio a Madipalli. Dopo un giro del mondo in cui ha vissuto sulla propria pelle il calvario di viaggiare in sedia a rotelle, il manager ha lasciato il suo lavoro legale nella City londinese, preso un master a Oxford e lanciato un sito che risolvesse i suoi problemi. La sua creatura è confluita in Airbnb con l’obiettivo di fare del viaggio un diritto per tutti.

Com’è nata Accomable e che risultati ha raggiunto?
“Accomable è nata dall’amore per i viaggi. Nel 2011 ho lasciato il lavoro di avvocato a Londra per sei mesi e ho iniziato a girare il mondo, una delle più belle esperienze della mia vita. Sono affetto da Sma, atrofia muscolare spinale, costretto su una sedia a rotelle motorizzata, ma sono riuscito a fare immersioni a Bali, trekking in California e perfino un safari in Sudafrica. Sono stato fortunato ma pianificare un viaggio del genere è stato spesso complicato. Le situazioni peggiori? Per esempio l’arrivo in un hotel promosso come accessibile e trovare gli scalini di fronte all’ingresso. Ho anche dovuto cercare visite guidate per disabili ed escursioni in ogni luogo in cui atterravo. Trafila non solo difficile ma anche noiosa: mi ha rubato molto tempo e disperso molto dell’entusiasmo di programmare una vacanza”. Tornato in Gran Bretagna ho lasciato il lavoro e mi sono iscritto a un master in Business administration a Oxford. Così, è nata la passione per la tecnologia e per il modo in cui può aiutare le persone con disabilità. Ho imparato anche a programmare. Nel 2015 ho costruito la versione beta di Accomable e l’ho lanciata con un amico d’infanzia, Martyn Sibley, anche lui affetto da sma. In due anni la piattaforma è cresciuta fino a proporre strutture turistiche per disabili in 60 Paesi del mondo e a coltivare una comunità di sostenitori”.

Viaggiare dev’essere un diritto per tutti: il mondo del turismo è ancora lontano da un trattamento paritario?
“Viaggiare può essere molto difficile per i disabili. Le informazioni sull’accessibilità sono spesso incomplete e inaccurate e ci sono molte evidenti sfide nella possibilità di godere delle attrazioni, nelle campagne e nelle città storiche o in via di sviluppo. Ma negli anni ci sono stati molti progressi, in particolare grazie a internet, dove le informazioni sono più veloci e semplici da trovare. Insomma, è senz’altro più semplice viaggiare di quanto ero bambino ma c’è ancora molta strada da fare”.

La tecnologia può aiutare a superare alcuni ostacoli tradizionali, per esempio penalizzando le strutture meno attrezzate? Cosa pensa dei nuovi strumenti di Airbnb?
“La tecnologia sta già aiutando a superare alcune delle storiche difficoltà, specialmente sotto il profilo delle informazioni. Ad Airbnb stiamo lavorando a nuovi filtri di ricerca molto precisi che consentiranno agli ospiti diversamente abili di trovare abitazioni che soddisfino esattamente le loro richieste”.

Quale sarà il suo contributo ad Airbnb? Accomable chiuderà?
“Sì, chiuderà. Mi sono unito ad Airbnb come Accesibility product and program manager e mi trasferirò a San Francisco. Guiderò gli sforzi nella programmazione delle nostre funzionalità e dei nostri filtri dedicati all’accessibilità. La mia squadra condividerà il proprio lavoro con i diversi team di prodotto di Airbnb e ci confronteremo con la comunità per migliorare l’offerta nei prossimi mesi. Daremo anche vita a nuove regole e a inedite funzionalità che lavorino sull’accuratezza delle notizie con cui si promuovono case e stanze. Faremo per esempio in modo che le soluzioni più adeguate abbiano maggiore rilevanza. Se ad Accomable, nonostante le migliori intenzioni, ci siamo spesso misurati con l’impossibilita di assistere persone con disabilità non legate alla mobilità a causa della mancanza di risorse, cosa che mi ha fortemente addolorato, ad Airbnb possiamo ora sviluppare ogni strategia per accogliere disabili con ogni genere di problema”.

È mai stato in Italia, cosa ne pensa della situazione del nostro Paese sull’accessibilità?
“Sì ci sono stato. Penso che abbia delle fantastiche risorse ma, ovviamente, in quanto Paese con una tale ricchezza di bellissime città antiche e del Rinascimento, ci sono sfide enormi per fare in modo che le infrastrutture siano adeguate ai bisogni di tutti. Detto questo, penso che ci siano sempre possibilità di manovra se il passo iniziale, cioè le informazioni, sono accurate. Ho degli amici disabili che sono stati a Venezia ma con un po’ di pianificazione e una guida abile hanno trovato il modo di godere di ottime vacanze”.

Non crede che, oltre i servizi per i disabili, il modello turistico ideale sarebbe quello di strutture nate all’origine per poter ospitare chiunque?
“Spero che questa mossa di Airbnb sia da stimolo per tutte le società, sia nel settore turistico che in tutti gli altri ambiti. La chiave è rendere il proprio business, che si tratti di startup o enormi corporation, più accessibile. Sarebbe fantastico se tutte le strutture turistiche e che offrono servizi considerassero questa dimensione dall’inizio ma credo che, a questo punto, la cosa più importante sia una: fare in modo che sposino il cambiamento in modo incondizionato”.

Qual è la cosa che l’ha fatta più soffrire e quella che invece l’ha fatta sorridere nel corso dei suoi viaggi?
“La mia peggiore esperienza è stata con una compagnia aerea: ha rotto la mia sedia a rotelle elettrica nel corso del viaggio. Un pezzo tecnologico raffinato che mi consentiva una posizione comoda, insomma un minimo di comfort. Atterrare in un Paese straniero e doverne immediatamente trovare una sostitutiva non è stato un grande inizio di vacanza. Il più bel ricordo è stato invece ai Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro dello scorso anno, invitato a parlare al summit sull’inclusione del Comitato paralimpico internazionale. L’energia di Rio e la possibilità di seguire alcune gare è stato un privilegio. Anche se non sono riuscito ad andare ovunque, le persone hanno fatto di tutto per aiutarmi”.

di Simone Cosimi

Fonte: La Repubblica del 04-12-2017