Padovando Magazine del 04-03-2019

I sordi e la societa’ d’oggi: “Figli e sessualità, parliamone”

Terzo incontro del ciclo dei seminari “I sordi e la società d’oggi: strategie comunicative ed educative” riguardante il tema “Figli e sessualità: parliamone” con Valentina Foa – Psicologa e consulente in sessuologia clinica.

VIGONZA. Nella sala consiliare del Comune di Vigonza, piena di partecipanti al limite della capacità consentita, si è tenuto sabato 16 febbraio u.s., il secondo dei nove seminari rientranti nel ciclo “I sordi e la società d’oggi: strategie comunicative ed educative” organizzato dall’Area Università Famiglia Scuola dell’Ente Nazionale Sordi di Padova.
L’iniziativa “I sordi e la società d’oggi: strategie comunicative ed educative” è realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, è patrocinata dalla Regione del Veneto, dalla Nuova Provincia di Padova e dal Comune di Vigonza ed è supportata dall’Ente Nazionale Sordi Veneto.
A presentare l’iniziativa, la curatrice dei seminari dott.ssa Romilda Danesi, la quale ha presentato il relatore il prof. Pasquale Rinaldi, ricercatore dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma, che ha esposto il tema “Come valutare e interpretare le competenze linguistiche dei bambini sordi.”.
Il dott. Pasquale Rinaldi ha presentato le tematiche scientifiche sulla lingua naturale dei bambini, i quali acquisiscono la propria lingua madre in modo naturale e spontaneo e, senza nessuno sforzo, sono in grado di padroneggiare le proprietà linguistiche della lingua a cui sono esposti nel giro di pochi anni. I bambini sordi, a causa della compromissione del canale uditivo, sono ostacolati nell’acquisizione della lingua orale perché non hanno accesso diretto all’input linguistico.
Queste difficoltà sono generalmente accompagnate da un normale sviluppo delle altre abilità cognitive.
Le difficoltà che spesso i sordi incontrano nell’acquisire una lingua orale sono, infatti, dovute semplicemente all’impossibilità di accedere all’input linguistico tramite il canale uditivo o ad un accesso tardivo ad esso.
La sordità infantile rappresenta una condizione che, in Italia, interessa circa da 1 a 3 neonati su 1.000 fino ad arrivare a un 4-5% (500 neonati nell’anno 2017) dei ricoveri in terapia intensiva neonatale o con fattori di rischio audiologo.
Questo dimostra che uno screening universale è assolutamente necessario e per tale motivo è necessario che la sordità infantile venga rivelata il più presto possibile, in modo che ogni intervento terapeutico-riabilitativo possa esser attuato con tempestività e risultare di massima efficacia.
Fortunatamente nel 2017 il governo italiano ha firmato l’accordo con il servizio sanitario italiano per l’inserimento dello screening audiologico neonatale all’interno dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza): la lista delle prestazioni mediche garantite dal servizio sanitario nazionale in forma gratuita o tramite ticket.
Per il recupero completo del bambino sordo grave o profondo è fondamentale eseguire una diagnosi precoce in modo da compensare la disabilità conseguente al danno uditivo con l’applicazione di una protesi acustica adeguata unitamente ad un’educazione logopedica idonea.
La diagnosi presenta spesso molte difficoltà in rapporto all’entità del danno, all’età del bambino e alla possibile presenza di turbe neuropsicologiche associate. Non può mai essere posta con certezza dopo solo un esame audiometrico, ma deve sempre essere fatta dopo una serie di esami e di ripetute indagini. Un valore diagnostico lo assume sempre il colloquio anamnestico con i genitori.
E’ importante, infatti, sapere dai genitori se il bambino risponde agli stimoli sonori ambientali, quali sono le condizioni del linguaggio, se si comporta come i bambini della sua età, se esiste una consanguineità o la presenza di eventuali parenti sordi, ecc.
Per prevenire e ridurre l’handicap, che potrebbe derivare da un mancato o ridotto apprendimento del linguaggio parlato e scritto, è necessario che il bambino sia inserito il più presto possibile in un programma di educazione al linguaggio parlato ma ricordiamo bene che il bambino non guarisce e non gli è garantito un accesso completo e naturale alla lingua vocale.

Udito normale ? udito naturale.
Livello di comprensione della lingua parlata dipenderà dalle caratteristiche dell’ascoltatore, del parlante, dalle condizioni di ascolto e dalle disponibilità di indizi visivi.
Le competenze dei bambini sordi nella lingua parlata e scritta sono mediamente migliori rispetto al passato grazie allo screening e alle tecnologie adeguate.
Solamente il 5-10% dei bambini sordi nasce in famiglie in cui è presente almeno un genitore sordo, mentre il restante 90-95% dei bambini sordi nasce in famiglie in cui entrambi i genitori sono udenti e non conoscono la lingua dei segni. Qualora i genitori udenti decidessero di esporre il proprio bambino alla lingua dei segni, dovrebbero impararla loro per primi, ma questo richiederebbe molto tempo. Dunque, alcuni genitori udenti fanno in modo che il bambino sordo sia esposto, a casa e negli ambienti educativi, a buoni modelli linguistici da parte di segnanti sordi competenti. Anche in questi casi, però, l’ambiente linguistico in cui il bambino vive e` diverso rispetto a quello che hanno i bambini sordi con genitori sordi segnanti. Oltre all’età di esposizione, l’acquisizione della lingua dei segni dipende da molteplici fattori, tra cui la quantità e la qualità dell’input linguistico a cui si e` esposti.
Nel momento in cui si valutano le competenze linguistiche (in lingua dei segni, ma anche in italiano parlato) di un bambino sordo bisogna necessariamente tenere in considerazione i contesti linguistici in cui il bambino e` inserito. Molti bambini sordi sono esposti alla lingua dei segni attraverso input che provengono prevalentemente da persone udenti, che in alcuni casi non sono molto abili nell’uso di quella lingua. Non dovremmo sorprenderci se le competenze linguistiche in lingua dei segni di questi bambini siano deficitarie, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti morfologici e sintattici.
Per conoscere i contesti linguistici dobbiamo raccogliere informazioni sulla diagnosi di sordità, sull’età della diagnosi, sul grado di perdita uditiva, sul tipo di dispositivo di ascolto assistito, sull’età in cui ha iniziato a utilizzare il dispositivo, sul percorso logopedico, sulle persone che trascorrono del tempo con il bambino e sulle lingue utilizzate da ciascuna di queste persone, sulla scuola frequentata, e cosi` via.
Conoscere i contesti linguistici in cui un bambino e` inserito significa possedere una chiave di lettura per interpretare correttamente i punti di forza e gli elementi di fragilità eventualmente mostrati dal bambino.

Il prossimo incontro è programmato sabato 16 marzo 2019, sempre presso la Sala Consiliare del Comune di Vigonza, con Valentina Foa, psicologa e consulente in sessuologia clinica, con sportelli di consulenza psicologica attivi presso la Mason Perkins Deafness Foundation e due studi privati (a Torino e a Priocca) con l’argomento “Figli e sessualità: parliamone”.