Ilaria Galbusera, una ragazza attivissima nel sociale, tanto da farsi promotrice di un viaggio in Ghana per aiutare la federazione locale sordi. Ragazza instancabile, un esempio di sportiva e di donna coraggiosa che salta con naturalezza le barriere poste dall’ignoranza. Le abbiamo rivolto alcune domande per capire meglio la sua indole vincente e nello stesso tempo umana. Un connubio che, spesso, lega poco con lo sport.
Sei capitano della Nazionale volley femminile sorde che ai giochi Deaflympics ha conquistato la medaglia d’argento, ci vuoi raccontare le emozioni vissute in Turchia?

“Vincere l’argento è stata un’emozione indescrivibile. A parole credo non si possa spiegare, ma può capirlo chi lo vive direttamente. A distanza di qualche mese i ricordi sono ancora tanti. Riviverli mi riempie il cuore e rivedere le foto mi emoziona ancora. Le foto mostrano quanto in campo eravamo un gruppo solido e unito. Spesso e volentieri rivivo i quarti contro la Polonia e la semifinale contro l’America, sono state due partite piene di emozioni con l’adrenalina a mille, che ancora scorre nelle vene. Per il resto, ogni volta con le compagne ci si ride o si rivivono le chicche, piccoli momenti di condivisione sia in campo che fuori, che non mancano mai. Siamo davvero un gruppo unito, sia in campo che fuori. Siamo una famiglia”.

ilaria galbusera argento

Probabilmente il risultato più importante per la vostra Nazionale è stato il video dove vi si ritrae a cantare l’inno di Mameli con la lingua dei segni, questo video vi ha dato una certa visibilità e vi ha fatto conoscere in tutto il mondo, ci vuoi raccontare qualche aneddoto a riguardo?
“Il calore dei sostenitori italiani non è mai mancato, è sempre stato presente e vicino a noi, ma ora che ci siamo fatte conoscere nel panorama dello sport italiano anche per il video che ci ritrae a cantare l’inno in lingua dei segni (oltre tre milioni di visualizzazioni – ndr) l’affetto è incrementato. E sono queste le stesse persone che ci hanno votato per i Gazzetta Sport Awards e a loro vanno tutti i nostri più sinceri ringraziamenti. Da pochi mesi qualcosa è certamente cambiato. Dopo la vittoria dell’argento e il video virale dell’inno in LIS, che ha permesso di fare “tanto rumore” siamo state invitate a diverse manifestazioni per ripetere l’inno, tra cui all’inaugurazione del Centro Paralimpico Tre Fontane a Roma. Segnare l’inno davanti al Presidente della Repubblica, al sindaco di Roma Raggi e a tanti campioni paralimpici, è segno che qualcosa è cambiato. Dieci anni fa, alla mia prima esperienza in Nazionale, iniziata insieme a Claudia Gennaro, mai e mai avrei pensato che arrivassimo fino a qui. Sono felice e orgogliosa che abbiamo avuto la possibilità, noi come squadra, di aver messo la prima pietra di una lunga strada per il futuro della nostra Nazionale e per il futuro delle piccole campioncine che verranno. Aver vinto il premio come atleta paralimpico dell’anno conclude un anno in bellezza, ci ripaga di tutti i nostri sacrifici e di tutto il lavoro fatto fino ad ora. Felice che l’Italia intera, finalmente, si sia accorta anche della nostra realtà, che mai prima d’ora è stata così visibile. Perché anche noi esistiamo. Quello che poteva sembrare solo un sogno, finalmente è diventato realtà”.
Hai delle doti importanti non solo nella pallavolo, sei anche la regista di un bel documentario che narra la storia di alcuni atleti sordi. “Il rumore della vittoria”, ci vuoi raccontare com’è stato percepito dal pubblico questo tuo lavoro? 
“Il documentario “Il rumore della vittoria” è nato per caso. E’ nato da una scommessa tra me e Tony Guzzardi, collega e amico da una vita. Siamo due ragazzi sordi appassionati di arti visive e di sport e avevamo questo forte desiderio di raccontare e portare sullo schermo una realtà ancora oggi sconosciuta ai più. Un viaggio attraverso l’Italia, durato due anni, seguendo il percorso umano e sportivo di sei atleti sordi, che indossano la maglia azzurra, con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico su una tematica di cui i media parlano poco. Per scoprire poi attraverso le parole dei ragazzi una realtà da cui trarre insegnamento e stimolo per affrontare gli ostacoli e le difficoltà che la quotidianità spesso pone. Il documentario poche settimane fa ha compiuto un anno e ad oggi il riscontro del pubblico è stato davvero molto positivo. Il documentario ha vinto 9 premi e 3 selezioni ufficiali. Direi che, essendo un prodotto di cui eravamo alla nostra prima esperienza cinematografica, ha superato di gran lunga le nostre aspettive iniziali e siamo davvero soddisfatti”.

LE FOTO SONO DI ILARIA GALBUSERA