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Suor Veronica Donatello: «La mia missione Disabilità sull’esempio di San Francesco»
Corriere della Sera del 16/01/2024
I genitori sordi, una sorella bisognosa di assistenza: un cammino segnato. L’impegno della religiosa e del suo staff su «Progetto di vita» e inclusione Sono figlia e sorella di persone con disabilità. I miei genitori sono sordi, Chiara ha una situazione molto grave che le ha tolto autonomia e che ci richiede un’assistenza continua. Insomma, la disabilità è nel mio Dna e il mio cammino era stato disegnato da sempre».
Suor Veronica Donatello, 50 anni da compiere quest’anno, dal 2019 guida in Cei il servizio per la Pastorale delle persone con disabilità con un’idea ben chiara in testa: «Siamo un servizio della Conferenza episcopale italiana, ma non ci occupiamo soltanto di spiritualità: stiamo lavorando nell’ottica del progetto di vita che deve garantire dignità nell’arco di tutta la vita ad ogni persona con disabilità natale o acquisita».
Il metodo è quello di «fare rete»: partendo dalla capillarità di 226 diocesi e 25mila parrocchie, attraverso il tessuto delle associazioni e dei movimenti cattolici, per arrivare a realtà laiche, istituzioni, soggetti di Terzo settore.
Un passo indietro per conoscere la donna.
«L’italiano è la mia seconda lingua. I miei genitori sono sordi, io da sempre comunico, prego e sogno con la lingua dei segni».
Il primo impiego è in una importante rete televisiva con la qualifica di interprete dei segni. In quegli anni milanesi di libertà, autonomia, una relazione sentimentale e scarsa attrazione per le chiese in genere, comincia a maturare in lei l’idea che così non basti. Il parroco di un oratorio la invita a fare attività con ragazzi con disabilità e rimane folgorata dalla storia e dall’esempio di San Francesco.
Entra in Convento a 25 anni, nella Congregazione delle Suore Francescane Alcantarine, sicura di avere individuato la via che può darle felicità e senso. In seguito arriva il perfezionamento di questa passione, con il dottorato in Scienze dell’educazione e la specializzazione su inclusione e disabilità. L’impegno in Cei è già cominciato quando, nel 2006, il presidente Mattarella la nomina Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica italiana per il suo contributo alla piena inclusione delle persone con disabilità. Suor Veronica Donatello, nel racconto di chi la conosce e collabora con lei, è una persona «competente, determinata, entusiasta, infaticabile».
Lei sorride, di un sorriso che fa trasparire l’autentica pace del cuore. In CEI queste doti vengono valorizzate e, dopo essere diventata interprete Lis, da 20 anni traduce le celebrazioni in Vaticano e si occupa dell’App Vatican for All.
Inoltre è docente invitata presso la Pontificia Università Urbaniana e Salesiana. In seguito le viene chiesto di guidare il Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità. «La sollecitazione dei vescovi – spiega – traduce quella a loro arrivata dalla base: è giusto occuparsi della spiritualità delle persone disabili, come si faceva anche prima. Ma è altrettanto importante promuovere una diversa cultura sulla disabilità e affermare la necessità di rispondere ai bisogni umani, che sono diversi in ogni fase della vita».
Quindi di cosa si occupa questo ufficio?
«Intanto, mi piace pensare che cerchiamo di essere prossimi e di accompagnare le trasformazioni. Nello specifico poi, all’interno della Cei interagiamo con tutti gli altri uffici; mentre all’esterno vogliamo avere rapporti di collaborazione con tutti i soggetti che a diverso titolo si prodigano a favore della qualità della vita delle persone con disabilità».
Al Servizio arrivano richieste di ogni genere: «Dalle questioni legate ai Sacramenti alle collaborazioni con grandi strutture residenziali impegnate nel settore».
Gli argomenti da affrontare sono svariati: «Servono risposte plurime – conferma – perché la domanda è plurima. Diciamo che il tema forse più sentito è il vuoto che si crea al termine del percorso scolastico. I genitori a quel punto sono soli: come garantire loro una vita vera e dignitosa? Come sostenere allo stesso tempo le loro famiglie? Poi sicuramente esiste la questione dell’adultità, del “dopo di noi”, e in Italia abbiamo un serio problema perché non sono sufficienti le strutture per assistere i disabili gravissimi. Approfondiamo inoltre i temi legati all’educazione e all’alternanza scuola-lavoro, all’inserimento occupazionale, agli anziani, all’accompagnamento alla morte. E cerchiamo di avere sempre presente la necessità di pensare in un orizzonte di benessere completo, fisico, psicologico e spirituale». La parola chiave è dunque «progetto di vita».
Anche per favorire questa mentalità in quasi tutte le diocesi funzionano uffici collegati al Servizio della Cei che sono talvolta l’unico sportello di aiuto e assistenza, un luogo che accolga e cerchi di dare indicazioni a una famiglia alle prese con una diagnosi, con un peggioramento delle condizioni di vita o con problemi burocratici, economici e gestionali. Intanto è pronto il progetto per la terza edizione del Convegno nazionale organizzato dall’ufficio della Cei guidato da suor Veronica Donatello: si svolgerà a Napoli dal 19 al 21 aprile 2024. Il titolo sintetizza quanto cercato di sostenere fin qui: «Noi, non loro. In ogni stagione di vita». «L’obiettivo – conferma suor Veronica – è proprio quello di proporre una riflessione sul Progetto di vita della persona con disabilità, approfondendo le tematiche legate alle fasi del ciclo di vita attraverso un’analisi delle dimensioni dell’età evolutiva, dell’adolescenza, dell’adultità e dell’anzianità».
Con il pensiero rivolto anche a sua sorella Chiara?
«Sempre».
di Elisabetta Soglio