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Comunicare la Parola oltre ogni barriera
L’Osservatore Romano del 08.01.2020
Comunicare la Parola oltre ogni barriera
L’iniziativa della CEI per l’insegnamento del catechismo ai disabili illustrata da suor Veronica Donatello·
ROMA. «La Parola di Dio è rivolta a tutti senza esclusioni per nessuno!». Così suor Veronica Donatello, francescana alcantarina, responsabile del Servizio pastorale delle persone con disabilità della Conferenza episcopale italiana, illustra a «L’Osservatore Romano» l’iniziativa dell’organismo riguardante la realizzazione di libri in simboli per insegnare il catechismo a tutti coloro che presentano disabilità, in special modo bambini autistici o affetti da paralisi cerebrale.
«La finalità principale della rielaborazione del materiale pastorale nella Bibbia — spiega suor Donatello — è poter fornire un supporto il più possibile rispondente alle necessità e agli stili comunicativi di bambini e ragazzi con bisogni complessi, con disabilità intellettive e sensoriali, con pluri-disabilità o sindrome dello spettro autistico, affinché possano partecipare attivamente con i loro compagni alla catechesi, alla liturgia domenicale, all’oratorio. In sostanza, tutte quelle attività che fanno parte della vita delle comunità cristiane che usano o meno la “comunicazione aumentativa alternativa”, cioè la lingua dei segni nelle disabilità comunicative».
Una sfida impegnativa che la CEI ha iniziato a intraprendere qualche anno fa e che ha portato alla pubblicazione sul proprio sito dei testi speciali in occasione della recente Giornata mondiale delle persone con disabilità, realizzati con lo scopo di permettere a tutti la lettura e la comprensione di episodi e parabole del Vangelo. «È la naturale prosecuzione — aggiunge suor Veronica — del lavoro, articolato su tre aspetti (sordità, cecità, comunicazione aumentativa alternativa) relativi ai linguaggi e segni in ambito religioso, avviato nell’ottobre 2018 e concluso lo scorso settembre. Tutto il programma è stato portato avanti dalla nostra équipe di specialisti — insegnanti, catechisti, genitori, persone con disabilità — in collaborazione con il settore dell’apostolato biblico. L’obiettivo che ci siamo prefissati è far dialogare linguaggi diversi in una prospettiva di inclusione pastorale, delineando una linea metodologica che permetta la traduzione di un testo biblico da un codice simbolico (scrittura alfabetica) a un codice iconico-visivo (pittogrammi e lingua dei segni), applicando criteri di semplificazione della scrittura comuni e individuando gli elementi essenziali di un’illustrazione a partire delle immagini tattili per ciechi».
Enorme, ha ribadito la religiosa, il contributo dato all’opera da parte di educatori e professionisti del settore, già impegnati in questo ambito nelle varie diocesi, che avevano già realizzato a livello sperimentale una serie di traduzioni di alcuni contenuti catechetici e narrazioni bibliche, la cui rielaborazione è stata il punto di partenza di un progressivo ulteriore affinamento dell’impostazione metodologica tesa alla produzione di testi semplificati o in comunicazione aumentativa alternativa o a trovare soluzioni non estemporanee volte a una partecipazione attiva alla liturgia e alla catechesi. «La semplificazione del testo attraverso l’applicazione di criteri di “scrittura controllata” — precisa suor Donatello — ha seguito la creazione di nuovi pittogrammi specifici per la traduzione biblica, come quella delle città citate nei brani evangelici, per le quali il simbolo standard per i centri abitati usato in Arasaac (sistema simbolico gratuito messo a disposizione dal governo aragonese) è stato modificato con l’inserimento di un elemento specifico che ne richiama la citazione. Come ad esempio la stella cometa per indicare Betlemme o le tre croci sul Golgota per Gerusalemme. Il pittogramma relativo al verbo annunciare, poi, è stato distinto da quello del parlare attraverso l’inserimento del simbolo dello Spirito Santo sotto forma di colomba».
Un percorso complesso, a volte difficile, ma i cui ostacoli sono stati di volta in volta superati grazie alla dedizione e all’amore verso chi aveva dentro di sé una grande forza ma incapace di esprimerla adeguatamente. Lavoro che è stato condiviso con altre Conferenze episcopali estere, ed è un modo, ci tiene a sottolineare suor Donatello, per tradurre in realtà le parole di Papa Francesco quando, in occasione dell’udienza ai partecipanti al convegno promosso dal Settore per la catechesi delle persone disabili, nel 2016, in occasione del 25° anniversario dell’organismo, ha affermato: «Se tu vuoi fare la comunione, devi avere una preparazione; e se tu non capisci questa lingua, per esempio se sei sordo, devi avere la possibilità in quella parrocchia di prepararti con il linguaggio dei sordi. Ecco, questo è importante!». Lo stesso Pontefice, in un’altra occasione, ha ribadito che «una persona con disabilità, per costruirsi, ha bisogno non solo di esistere ma anche di appartenere ad una comunità». E in virtù del battesimo, ci tiene a sottolineare la religiosa, «tutti i disabili appartengono in tutto e per tutto alla comunità e con noi sono chiamati a essere co-costruttori del Regno».
Inclusione pastorale, accompagnamento e fare rete. Sono le parole-chiave che hanno ispirato e guidato il cammino di suor Veronica e della sua squadra, veri e propri pilastri di un servizio di autentica missione per le persone con disabilità svolto con passione nel nome di Cristo «L’aver avviato questi processi inclusivi e di partecipazione attiva delle persone con disabilità e delle loro famiglie nella comunità cristiana — conclude suor Donatello — ha rappresentato e rappresenta un significativo contributo a eliminare la discriminazione e la cultura dello scarto favorendo la cultura dell’incontro e della condivisione».
di Rosario Capomasi