CONOSCIAMO SERGIO ASTORI

Sono papà di Giulia e Silvia e marito di Monica, immunologa clinica.

Mi appassiona conoscere ciò che ci anima come donne e uomini, e studio le situazioni di limite che possono offuscare la bellezza delle persone.
Sono cresciuto a Bergamo, poi sono diventato medico a Milano, poi mi sono specializzato a Pavia in psichiatria e psicoterapia, infine ho completato gli studi con un dottorato in Salute pubblica, scienze sanitarie e formative.
Esercito a Milano dove insegno alla Facoltà di Psicologia dell’Universita Cattolica.

Dopo aver scritto alcuni manuali accademici su argomenti di psichiatria, psicofarmacologia, consulenza genetica, nel 2017, con “Resilienza” (San Paolo Edizioni) ho esordito nella scrittura divulgativa senza più abbandonarla, perché, con le narrazioni, il lettore ha modo di comprendere più efficacemente che cosa sia la resilienza, dove la si trovi, come la si possa attivare.

LE ATTIVITA’ CON IL PIO ISTITUTO DEI SORDI

Il 28 marzo 2019 sono stato nominato Benemerito del Pio Istituto dei Sordi di Milano.
Arrivata la pandemia, nella primavera del 2020, ho ideato e curato un progetto online (www.parolebuone.org) per diffondere gratuitamente brevi racconti che funzionassero come “anticorpi verbali”, per fornire sostegno e incoraggiamento a chi, un po’ tutti, era rimasto “senza parole”. Il sostegno economico del Pio Istituto è stato fondamentale nella fase di avvio di questo progetto ed è stato costante nel tempo. Nell’estate del ‘20 alcuni racconti sono confluiti nel volume “Parole buone” sempre per i tipi San Paolo. Alla definizione di resilienza del primo libro, si è aggiunto così l’approfondimento sul tempo di crisi che ci ha riguardato tutti: il linguaggio della paura e della morte ha bussato alle porte delle nostre case.
Trascorsi altri due anni, ho riflettuto sulla continua evocazione della parola “crisi” nel tempo post Covid (crisi sociale, economica, politica, energetica, climatica,…) e sull’evidenza che il temine “resilienza” – utilizzato ovunque, comprese le agende della politica – sia sempre meno percepito nel suo significato originale. Essendo in me oramai maturo un intero percorso di ricerca sul messaggio della resilienza e sul suo specifico linguaggio, le idee hanno trovato posto sulla carta in un nuovo libro, “Lessico resiliente”, che completa una trilogia iniziata con i volumi “Resilienza” e “Parole buone”.

Il progetto Parole Buone procede e sta ricevendo enormi attenzioni tanto da parte del grande pubblico quanto dalla comunità scientifica.

Due esempi recentissimi sono la nomination del film collettivo #StopAndTalk diretto dalla regista cinese Yili Fan ai Septimius Awards di Amsterdam, gli Oscar d’Europa, nella categoria Best Feature Documentary. Del film dedicato alla rassegna delle pratiche nel mondo attraverso le quali le persone possono essere aiutate a fermarsi, a comunicare e a risolvere i conflitti, sono stato collaboratore e voce narrante con le #ParoleBuone.

Nello stesso mese di settembre in cui ho partecipato alla cerimonia di premiazione olandese, all’Università Cattolica di Milano, è stata discussa la seconda tesi di laurea sulle Parole Buone con il riconoscimento del massimo punteggio e la menzione della lode. La professoressa Elena Marta, Ordinario di Psicologia di comunità dell’Università Cattolica e correlatrice della tesi della neo psicologa Eleonora Zucca, ha sottolineato che il nostro progetto non solo ha dato voce a chi non aveva voce, non solo ha fatto sentire parte di una rete, ma si è avuto in mente un cambiamento che poteva essere comunitario ed è stata pensata la possibilità di incrementare la resilienza.

Ecco le parole esatte della docente: “Tutto quello che è stato fatto è stato intenzionalmente e minuziosamente progettato per provare a vedere se si poteva promuovere resilienza. Questa tesi fa vedere che tu puoi raggiungere certi obiettivi se hai delle idee, se hai delle basi teoriche, se hai capacità professionale, se sei in una rete, e se hai uno sguardo sull’altro – che è quello di dare voce a chi non ha voce – che consente all’altro di far vedere che c’è, che ha delle risorse, che ce la può fare, che può migliorare, non da solo ma in una comunità”.

Le #ParoleBuone continueranno a circolare e diffondersi, anche attraverso Laboratori di resilienza progettati per persone udenti e non udenti, grazie a tutti gli aiuti che giungeranno da privati, enti, associazioni e fondazioni che, seguendo l’esempio del Pio Istituto, sosterranno i linguaggi accessibili, inclusivi e partecipativi.

 

Sergio Astori