Vanity Fair del 26/07/2023

Tempo di vacanze per molti, ma non per tutti. Come ogni estate le persone con disabilità che vogliono godersi qualche giorno di relax lontani da casa, si trasforma in un’Odissea. E se Ulisse ha faticato non poco durante il suo viaggio, ecco che una persona con disabilità, soprattutto se non autonoma, deve disputare la maratona della pazienza.

Ma perché bisogna sempre accontentarsi o rinunciare? Diamo ragione d’esistere a questo turismo accessibile, uscendo dallo schema mentale, altamente stereotipato, che lo considera «la nicchia delle persone in carrozzina che vogliono viaggiare», ma iniziamo a comprendere il vero target: persone con disabilità motoria, persone con disabilità sensoriale, persone con disabilità cognitiva, persone con autismo, persone obese, anziani, genitori con passeggini, bambini, donne in gravidanza, persone con esigenze alimentari (per ragioni fisiche o culturali).

I numeri del turismo accessibile, in Europa, parlano chiaro: a livello scientifico secondo lo studio Eurostat, la domanda potenziale di turismo accessibile è stimata in circa 127,5 milioni di persone (46 milioni di persone con una qualche forma di disabilità, più circa 81 milioni di persone over 65), interessando circa il 17% della popolazione europea.

I numeri ci sono, ma allora perché non si investe per sfruttare questa occasione commerciale? Ogni giorno abbiamo il lancio start-up, progetti o premiazioni su idee «innovative» in questo ambito: monitoraggio, mappatura e racconto di barriere architettoniche in luoghi pubblici come alberghi, ristoranti e locali, o in luoghi della cultura.

Tutte idee lodevoli, ma quanto sono davvero utili? Poco, pochissimo, perché ognuno opera nell’ambito territoriale, magari nella propria piccola città e non ha le forze oggettive per fare davvero la differenza. Ogni progetto merita respiro, ma anche valutare la reale utilità. Perché non «eleggere» uno di questi progetti come capofila, renderlo istituzionale e fonte di universalità? È il concetto di squadra che la comunità disabile non è mai in grado di affrontare in tutti gli argomenti di importanza quotidiana. Attraverso bandi, paghiamo infiniti progetti che hanno la durata della vita di una falena o per abbattere barriere architettoniche utilizziamo normative degli anni ‘80. Il Ministero per la disabilità sarebbe la giusta Istituzione per creare una realtà universale per facilitare il procedere del turismo accessibile.
Il turismo accessibile è molto più di «ristrutturare» il nostro Paese. Non è solo alloggi, è anche accoglienza con personale formato ad utilizzare approcci adeguati o riuscire a proporre experience per far calare il turista davvero nel territorio e, ad oggi, non sono tantissime le possibilità da vivere in autonomia.

Experience accessibili per tutti i gusti
Le esperienze da vivere possono soddisfare qualsiasi gusto di vacanza, che sia mare, montagna, città o proposta sportiva. Ad alte latitudini una delle esperienze che lasciano senza fiato è raggiungere la cima del Lagazuoi con un passaggio in funivia fino all’Expo Lagazuoi, lo spazio espositivo più alto d’Italia, e con un sentiero spianato percorribile anche in carrozzina, raggiungere la croce di vetta a 2787 m con una vista a 360° sulle Dolomiti.
Scendiamo poi fino al Lago di Garda, dove abbiamo due opportunità accessibili: una biciclettata con i mezzi accessibili di Remoove, bici elettriche per persone con disabilità e mezzi speciali concepiti per bambini, famiglie o anziani (noleggiabili anche in tutta Italia) alla scoperta di tour eno gastronomici del territorio del Garda. Oppure spingerci fino a Malcesine e provare l’esperienza in acqua ed affrontare la vela accessibile alla Fraglia Vela Malcesine. Se non vogliamo rinunciare ad un’altra esperienza sportiva sempre acquatica, arriviamo in Piemonte a Settimo Torinese per provare il wakeboard accessibile al Turin Wake Park, disciplina testata anche dall’influencer in carrozzina, Giulia Lamarca.

di Valentina Tomirotti