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Una riscoperta di valori e significati: intervista al Direttore della Fondazione dott. Stefano Cattaneo
Una riscoperta di valori e significati
Il “Pio Istituto dei Sordi” di Milano nasce nella seconda metà dell’800 con l’intento di realizzare una realtà che potesse occuparsi dei bisogni delle persone sorde. L’ente venne originariamente denominato “Pio Istituto Sordomuti Poveri di Campagna” perché destinato ad accogliere le persone sorde meno abbienti della provincia. In tempi recenti il Pio Istituto dei Sordi ha avviato una riconversione del proprio patrimonio al fine di poter definire, in modo nuovo ed in parte diverso, le risorse disponibili per avviare nuovi interventi assistenziali nel rispetto dei principi etici e religiosi dei suoi fondatori. Oggi l’istituto è “Fondazione di Partecipazione per l’Assistenza delle Persone con Disabilità Uditive” e Stefano Cattaneo ne è il direttore generale.
L’istituto ha confermato la sua identità?
Il termine identità ci riporta all’ambito in cui operiamo, ovvero i servizi rivolti a persone con disabilità uditiva. Storicamente, la nostra fondazione ha radici lontane: oggi abbiamo inteso riscoprire i valori per cui è nata, attualizzandoli e trovando modalità operative differenti.
Per noi si tratta quindi di un riscoprire valori e significati, ponendo al centro le persone sorde, a prescindere dalle modalità comunicative che queste adottano, e trovando modalità per essere di supporto al fine di soddisfarne i bisogni.
È stato un percorso: il CdA si è subito dimostrato disponibile ad accogliere l’intuizione iniziale emersa dal confronto con tante persone sorde e udenti. Abbiamo dato ascolto anche a persone esperte in ambito sanitario, linguistico, logopedico.
Siamo approdati a una scelta di cambiamento significativa, ovvero quella di presentarci come una Fondazione che svolge prevalentemente, ma non esclusivamente, attività erogativa. Oggi quindi sosteniamo progetti di soggetti terzi – pur mantenendo anche una progettazione interna – a favore di persone sorde. Senza ambire troppo in alto, l’obiettivo è di essere la Fondazione di riferimento per le persone con disabilità uditiva.
In definitiva tuttavia non abbiamo inventato nulla, semmai ricostruito e ripercorso strade battute in passato. Il che ha comportato anche la ricostruzione di una rete di relazioni e rapporti con soggetti che a diverso titolo operano in questo mondo.
Questa operazione comporta dei rischi. C’è sempre latente il rischio di non essere compresi. Quali strumenti usare? Che cosa si deve dire? Il rischio di essere fraintesi o mal percepiti, o intesi ma in maniera confusa. Infine, c’è il rischio di affrontare aspettative che risultano insoddisfatte in maniera inattesa.
Infine, a volte l’identità che esclude. Ogni ragionamento che porti a una vera inclusione deve combattere questi tipi di tentativi, soprattutto in una società in cui le risorse sono sempre di meno, e vanno utilizzate in maniera efficiente. Utili a persone sorde, udenti, con altre disabilità.
Che strumenti di comunicazione vi siete dati?
La comunicazione passa attraverso vari canali. Innanzitutto, abbiamo lavorato a una nuova immagine, il cambiamento interno all’organizzazione si è rispecchiato infatti in un nuovo logo frutto del lavoro condiviso a diversi livelli da tutta l’organizzazione capace di esprime la nostra visione.
C’è la nostra storica rivista “Giulio Tarra”, dal nome del giovane sacerdote nominato primo rettore dell’istituto nel 1855. È tutt’oggi l’unica rivista che ha mantenuto la sua uscita inalterata dalla fine dell’800, perfino durante la guerra e in questo percorso di trasformazione ne abbiamo rivisto la veste grafica e affidato la direzione a un giornalista professionista esperto di disabilità. Ma soprattutto c’è il continuo dialogo con tutte le realtà che si occupano del tema. Poi ovviamente la comunicazione istituzionale attraverso i social – che hanno importanza fondamentale per i sordi, che fino a 15 anni fa non avevano che il fax! -.
In ogni occasione cerchiamo di dare indirizzi di lavoro rispetto al soddisfacimento di problemi, in particolare nella vita quotidiana. Anche tenendo conto del fatto che nel mondo della sordità ci sono molte anime: noi abbiamo cercato di fare un passo in avanti dicendo che mettiamo al centro la persona sorda, a prescindere dalla modalità comunicative adottate.
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